Monte Carone

Panorama
Divertimento
Impegno fisico
Difficoltà tecnica
Media

Questa estate è stata davvero ricca di sorprese e imprevisti. La Slovenia purtroppo ci ha cacciato via con lunghe giornate di pioggia che in camper sono davvero lunghe, per cui stufi di essere morti di caldo prima e di avere i calzini umidi ed il naso gelato dopo, adesso vogliamo un clima mediterraneo ma dove trovarlo nelle vicinanze delle Alpi Giulie? Ma sopratutto vogliamo montagne. Montagne con clima mediterraneo i posti si restringono. Liguria troppo lontana non resta che il lago di Garda: il paradiso in terra dei bikers, dei trekkers, degli scalatori e dei velisti. Se pensi uno sport qui lo puoi fare. Puntiamo quindi da Kranjska Gora a Riva del Garda.

Dopo varie peripezie e vicissitudini, quali dormire nel parcheggio del supermercato (V I E T A T I S S I M O !) e fare la punta ad un posto camper in un luogo che ad Agosto è letteralmente preso d’assalto dagli stranieri (la lingua parlata qui è il tedesco, poi l’inglese e forse l’italiano) finalmente siamo sul Garda, siamo dentro un campeggio, siamo operativi e ora che facciamo? Io non avevo previsto il Garda ma qualcosa avevo portato, consultiamo tutto il santa sanctorum dei siti e subito decidiamo per 3 giri: uno per lo stinco di maiale più buono e grande del posto, uno per la discesa più panoramica e divertente (Monte Carone e sentiero 422) ed uno, il Monte Baldo, perchè doveva avere la vista più bella.

Partiamo da Torbole e facciamo una bella strada ciclabile lungo lago fino a Riva del Garda, da qui prendiamo il famoso sentiero del Ponale che per la sua bellezza è conosciuto ovunque. Scavato sulle dolomiti che cadono a picco sul lago, era una vecchia strada che collegava Riva del Garda, passando lungo la valle del fiume Ponale, al Lago di Ledro. Il sentiero finisce su una strada provinciale e continuiamo su di essa fino al Lago di Ledro dove l’abbandoniamo per ricongiungerci con il sentiero Molina di Ledro/Bocca Fortini, una sterrata che si snoda dentro una valle. Addio al panorama del Lago di Garda benvenuta solo dura fatica perché questo è un giro da quasi 1800 di salita. Io accuso stanchezza e forse un po di monotonia della salita che regala bei panorami ma non spettacolari come prima. Sergio cerca di trascinarmi come può, ma io qualche salita me la faccio a spinta.
Arriviamo al sentiero Tremalzo che porta al 422 ma decidiamo di puntare al Monte Carone passando per una traccia che non è proprio ciclabile (eravamo rimasti incuriositi dalla una descrizione letta su internet). Ora la salita diventa più interessante, si restringe, diventa tecnica al limite del pedalabile, fino a diventare una ferrata totalmente impedalabile. Questa ferrata è una scalinata verticale dove è impossibile tenere la bici in spalla in quanto urta contro le pareti molto strette e sbilanciarsi nel vuoto non è consigliato. Io non sarei riuscita a salire se Sergio non fosse venuto a prendermi la bici, ma il tratto non è lungo: tutto sommato se si è abituati ed in compagnia neanche troppo pericoloso. Ultimo pezzo in piano prima di rivedere il lago in cima al Monte Carone. Panorama incredibile ma rovinato solo dalla consapevolezza che questi luoghi nella prima Guerra Mondiale sono stati spettatori dalla follia umana.

E’ ora di scendere finalmente. Ci vestiamo e giù verso la goduriosa discesa. La prima parte sul Carone è ripida e piena di zig-zag molto divertenti specie per Sergio, io ancora li affronto con il buon vecchio metodo del piede a terra. La discesa finisce di nuovo sul sentiero del Tremalzo uno sterratone disimpegnativo che cerchiamo di abbandonare il prima possibile alla ricerca dell’attacco del 422. Prima però un simpatico baretto ci attrae, ma sopratutto le sue sdraio vista lago dove ci godiamo l’ultimo raggio di sole, due birre gelate ed un po’ di riposo.
Sergio freme la discesa più bella deve ancora arrivare. Per cui lasciamo il posto idilliaco e ci dirigiamo al sentiero Preghasina/Passo Rocchetta meglio noto come 422. E’ un sentiero flow mai troppo verticale pieno di sorprese, radici, rocce, curvette, appoggi dove perdo Sergio che si sfoga tranquillo, consapevole che su questo tipo di terreno sono a mio agio, per cui ad intervalli di mezz’ora ci rincontriamo. Che divertimento. Quando arriviamo al paesino di Pregasina capiamo la dura realtà, il 422 è finito. Decidiamo di tornare sul sentiero del Ponale che nel tempo è stato attrezzato con saltini e passaggi stretti e fatto in discesa risulta molto divertente (Attenzione ai pedoni!!). Quindi Sergio passa il tempo cercando il sentiero più scassato possibile per tornare al Ponale senza fare asfalto, dote che gli viene naturale tanto che io me la cammino per buona parte, fino a che, ecco il Ponale. Stavolta mi metto davanti io, mentre Sergio sbuffa dietro e tra passaggi veloci, stretti e saltini, facciamo a gara a chi sta avanti.In un lampo arriviamo a Riva del Garda, ora si che è finita. Ma che meraviglia!

Total distance: 46.3 km
Max elevation: 1617 m
Min elevation: 9 m
Total climbing: 1871 m
Total descent: -1805 m
Total time: 09:29:34
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